Tecnosessualità. Esiste davvero?
La tecnosessualità si riferisce semplicemente all'uso della tecnologia per raccogliere informazioni sessuali
La tecnosessualità si riferisce semplicemente all'uso della tecnologia per raccogliere informazioni sessuali
La tecnosessualità esiste davvero? Proviamo a scoprirlo. Wikipedia definisce tecnosessuale come “un individuo che o ha un forte senso estetico e un amore per i gadget o ha un’attrazione sessuale per i macchinari, come nel caso del feticismo dei robot”.
Nel primo senso, la parola è una combinazione di tecno- e metrosexual, che è stata promossa per la prima volta dal professionista creativo Ricky Montalvo per descrivere “un narcisista dandy innamorato non solo di se stesso, ma anche del suo stile di vita urbano e dei suoi gadget; un uomo etero che è in contatto con il suo lato femminile ma ha una predilezione per l’elettronica come telefoni cellulari, PDA, computer, software e web “.
Quando viene usata nel secondo senso, al contrario, è una semplice parola composta che combina “tecno-” e “-sessuale”. Secondo questa definizione del termine, l’androide immaginario Gigolo Joe, interpretato da Jude Law nel film di fantascienza del 2001 A.I. è diventato l’iconico “simbolo del technosex”.
Mentre per molte persone esiste una paura generalizzata o comunque una sfiducia nei confronti della tecnologia, in particolare della tecnologia nuova e futura, per altri la tecnologia è interessante ed eccitante. E, per altre persone ancora, la tecnologia è un po’più che eccitante, anzi, è sessualmente eccitante. La tecnosessualità è un orientamento sessuale accettato da alcuni individui i cui desideri sessuali sono associati alla tecnologia. Alcuni tecnosessuali preferiscono la tecnologia ai rapporti sessuali umani.
La tecnosessualità non ha nulla a che fare con quelle persone che provano un altissimo interesse per la tecnologia più recente e moderna, non ha nulla a che fare con la “necessità” di possedere l’ultimo iPhone o la nuova edizione della PlayStation. La tecnosessualità è un tipo di parafilia per la tecnologia, in cui la persona non è solo attratta dalla tecnologia, ma sessualmente eccitata da essa. Queste persone riescono anche ad esprimere loro stesse in modo sessuale attraverso la tecnologia.
Per molte persone, la sessualità si colloca già in un’organizzazione tecnologicamente mediata delle relazioni sociali della sessualità, che si tratti di porno online o sexting. La tecnosessualità si riferisce semplicemente all’uso della tecnologia per raccogliere informazioni sessuali, esprimere bisogni sessuali, provare piacere sessuale o esplorare fantasie sessuali.
I tecnosessuali possono essere attivati sessualmente dalle interazioni sui social media: ricevere “mi piace” su Facebook o “cuori” su Instagram può dare loro una soddisfazione sessuale grazie all’aumento della dopamina che solitamente è associato all’attenzione online. Una spinta per la propria fiducia e, a quanto pare, per l’eccitazione.
Alcuni tecnosessuali sono persino attratti dai propri sex toys tecnologici, il che li rende totalmente incapaci di avere relazioni “reali” o incontri faccia a faccia con un partner a meno che i loro giocattoli tecnologici non siano inclusi nel processo. Quindi una relazione sessuale “normale” non è mai abbastanza per loro.
Altri tecnosessuali sono attivati solo dall’interazione online, piuttosto che dalle interazioni faccia a faccia. Possono essere eccitati sessualmente da una cam-girl online, ma non reagirebbero se quella stessa persona fosse fisicamente nella stanza con loro. Queste persone sono facilmente eccitate dal sexting, dalle interazioni con avatar online o dalle discussioni nei forum.
Siti online, come “Second Life”, permettono alle persone di creare i propri avatar – con la possibilità di scegliere genitali e tipi di seni diversi – e di interagire con gli altri utenti anche a livello sessuale. Pacchetti speciali consentono agli utenti di interagire sessualmente, provare diverse posizioni sessuali, avere relazioni sessuali in questo mondo virtuale.
Ma c’è di più. Con il progresso del mondo e della tecnologia, l’idea di rinunciare all’interazione umana si traduce in un numero crescente di appetiti tecnosessuali. I robot sessuali sono qui e continueranno a diventare tecnologicamente sempre più avanzati. Ciò consente ai tecnosessuali di avere una relazione completamente sessuale con un robot umanoide, consentendo anche una relazione più profonda per coloro che hanno la capacità di mantenere una connessione emotiva con un robot.
A parte un robot sessuale, alcuni tecnosessuali non richiedono la forma umanoide per far accendere il proprio desiderio. Diversi studi hanno scoperto che ci sono persone che hanno fantasie sessuali sui loro assistenti ad attivazione vocale, come Siri e Alexa.
È un mondo vario!
Come con la pansessualità, la sapiosessualità, la demisessualità o l’asessualità – o qualsiasi tipo di sessualità in realtà – il modo in cui le persone scelgono di identificarsi sessualmente dovrebbe essere lontano da ogni tipo di vergogna, inquisizione o stigmatizzazione; e lo stesso vale per la tecnosessualità. La tecnosessualità esiste davvero, è un vero e proprio orientamento sessuale, e ci sono molte persone che si identificano come tecnosessuali.
Man mano che il mondo avanza tecnologicamente e gadget e giocattoli tecnologici sono progressivamente sempre più integrati nelle nostre vite, sempre più persone si identificano come tecnosessuali. E la tendenza è in crescita. Dal loro punto di vista, scegliere di essere tecnosessuali elimina tutte le dinamiche complicate e talvolta disordinate delle relazioni umane, anche quelle sessuali.
Il lato negativo di questo nuovo orientamento sessuale si presenta nel momento in cui questa scelta produce delle conseguenze negative nelle loro vite. Gli esseri umani sono animali sociali, dopotutto. Ma se i tecnosessuali sentono che la loro sessualità è pienamente espressa dall’essere tecnosessuali, tutto il meglio per loro!